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GLI OCCHI DI UN’ITALIANA SU ISTANBUL

Atterro all’Aeroporto di Sabiha Gokçen alle 10.20 dell’11 novembre 2017. Sarei dovuta arrivare alle 10.00, ma il mio aereo ha tardato di circa 20 minuti.
In piedi in mezzo a decine di altre persone nella sala d’aspetto si fa notare un ragazzo sui 20 anni, alto, moro e dalla corporatura robusta: è Ozan Karagöz, amico e guida per il tour di Istanbul, organizzato nel breve weekend che si sta già consumando mentre mi avvicino a lui. 
In sole due mezze giornate Ozan promette un tour completo della megalopoli, condito con interessanti storie e aneddoti sulla città e animato dalla scoperta di tradizioni locali e luoghi emblematici. Continua proponendo di vivere due continenti in uno (giocando sul fatto che la città è divisa in due parti), di varcare confini e di navigare acque, di prendere una metropolitana subacquea e in fine di partecipare a una maratona internazionale… In breve, pare promette l’impossibile.

Racconta di sé, dei suoi studi di ingegneria, spiega in cosa consiste il suo attuale lavoro, confida hobby e passioni, descrive la sua famiglia e, senza timidezza, esterna i suoi sogni, le sue ambizioni e anche qualche simpatico aneddoto sulla sua vita privata, come quello di essere forse l’unico turco a non bere il çay, tradizionale , rigorosamente nero, che i turchi sono soliti degustare molto frequentemente nell’arco della giornata.

Figura 1 çay: tradizionale té turco degustato sul traghetto

Ozan è estroverso e socievole, domanda, si mostra interessato alla mia personalità e alle mie origini, prova persino a imparare la mia lingua, anche se non sempre con successo!
Fin da subito ci muoviamo utilizzando mezzi pubblici, iniziando da un autobus per raggiungere il centro città. Niente auto, niente taxi o qualsiasi altro tipo di mezzo privato: se vuoi esplorare e conoscere un luogo, l’atteggiamento migliore da assumere è quello di stare il più possibile a contatto con esso, sia dal punto di vista sociale sia da quello logistico. Su questo io e la mia guida siamo d’accordo.
Ho potuto così verificare in prima persona l’efficienza del trasporto pubblico locale e notare che non c’è differenza con quello milanese. Pullman, traghetto, metropolitana… Ozan mi ha fatto prendere di tutto!
Simit per merenda: tipo di pane turco a forma di ciambella dalla superficie costernata di semi di sesamo e dall’impasto denso. Spuntino offerto da Ozan e consumato in tutta tranquillità sulla prua del traghetto in navigazione verso l’altra sponda di Istanbul, mentre contemplavo le acque del Bosforo mosse dal motore navale. Uno stormo di gabbiani accompagna l’imbarcazione quasi per indicarle la tratta. Comportamento anomalo, ma giustificato dalla generosità dei passeggeri che lanciano loro pezzi di cibo (soprattutto di turisti curiosi come me!).
Situata in centrale e strategica posizione sullo stretto del Bosforo si può contemplare Kiz Kulesi, in italiano La Torre della Fanciulla. Il fascino Kiz Kulesi ha sempre attratto a sé le attenzioni dello straniero, dal conquistatore al turista, divenendo oggetto di diverse leggende turche. Ozan narra la più famosa, secondo la quale un sultano fece costruire la torre come dimora per la figlia, con lo scopo di proteggerla dal destino predetto da un oracolo, che le aveva annunciato la morte provocata dal morso di un serpente velenoso. Segregata nella torre, lontano dal suolo e dai serpenti, la fanciulla poteva ricevere solo le visite del padre. Nel giorno del suo 18essimo compleanno il sultano le portò in regalo un cesto di frutta esotica. Il destino della giovane era però segnato e la storia diede ragione all'oracolo: tra la frutta si nascondeva un serpente il cui morso le fu fatale e si accasciò morente tra le braccia del padre. Da qui il nome della torre dedicata alla Fanciulla.
                                                      Figura 2 Le strade della Tracia, la parte europea di Istanbul
Piede a terra, in poco tempo ci ritroviamo nella parte europea di Istanbul. A questo punto la guida trova opportuno affrontare la questione geo-politica. Spiega che Istanbul è una città portuale situata nella parte nord-ovest del continente, attraversata dalle acque del Bosforo che divide la parte europea (Tracia) da quella asiatica (Anatolia). Quale sia la parte migliore è una questione soggettiva perché entrambe offrono molteplici e singolari attrazioni. 
Camminiamo a lungo, ci facciamo spazio tra gente, percorriamo le vie del centro imboccando anche viottoli e strade secondarie. Su e giù dai marciapiedi, superiamo incroci, andiamo da una parte all’altra della città… attenzione però alle macchine! Istanbul è molto frenetica e trafficata e gli automobilisti non sono molto pazienti! Di gente per le strade se ne incontra molta, gran parte sono stranieri o turisti come me: con i suo quasi 15 milioni di abitanti, è la città più popolosa della Turchia. Mi sembra di udire persino qualche parola di italiano, ma nel mio tour non c’è spazio per la nostalgia!
Complici stanchezza e invitanti odori di pietanze turche, la fame si fa sentire e Ozan suggerisce di pranzare con il tipico kebab, meglio se doner! Di locali ce ne sono parecchi e non resta che l’imbarazzo della scelta, ma io ho fiducia nella mia guida e ci sediamo in uno dei migliori.
Scende la sera e a sorpresa l’oscurità svela un’incantevole città più luminosa di notte che di giorno. Il riflesso delle luci nell’acqua crea l’illusione di una città sott’acqua. La serata si conclude con Lahmacun, tipo di pizza turca, un bicchiere di buon vino e un film. Ozan ha pensato a tutto, anche all’alloggio per la notte. Sistemazione confortevole e sonno ristoratore mi hanno dato la carica per affrontare un’altra intensa giornata.
Programma della domenica è la visita ai principali monumenti della città. Kebab per colazione, pronti e via! In ordine, le tappe sono state le seguenti: Sultan Ahmet camii, una delle più storiche e importanti moschee di Istanbul nota anche con il nome di Moschea Blu, a cui è seguita Ayasofya (Basilica di Santa Sofia), controverso edificio testimonianza di differenti passaggi religiosi, Yıldız Parki (Parco Yıldız), ironicamente definito da Ozan “il Central Park turco” per bellezza e rilevanza, Galata Kulesi (Torre di Galata), antica torre medievale in pietra eretta da italiani.
Figura 3 Visita alla Moschea Blu (in turco Sultan Ahmet camii), Foto di Ozan Karagöz

Figura 4 All'orizzonte: Basilica di Santa Sofia (in turco Ayasofya)

Passa in fretta il tempo a Istanbul e sono ore “vibranti”, arricchite da visioni, incontri, sapori, emozioni. Cosa cerchi in Istanbul? Cultura, sport, movida o cibo? Quello che cerchi puoi trovarlo senza ostacoli.
Pide e ayran: abbinamento perfetto per il mio ultimo pasto nella grande città. La prima è un genere di pizza turca dalla forma ovale solitamente condita con carne tritata, spezie e verdure, mentre la seconda è una dissetante bevanda a base di yogurt, acqua e sale e di cui la Turchia è il principale produttore.
A pomeriggio inoltrato, Ozan mi accompagna al mio ultimo pullman, direzione aeroporto. Per tutto il tour Ozan ha regalato sorrisi e, se cercati, anche abbracci. Allora stringo forte la mia guida per scacciare via la malinconia, che aspetta che il mezzo sia partito prima di andarsene. Mi saluta da sotto la pensilina della fermata. Mentre mi allontano lo vedo voltarsi, camminare lento sul marciapiede e infine sparire in mezzo alla gente, fra passanti indaffarati, turisti distratti e venditori ambulanti.
Imboccata la via del ritorno, già pianifico nella mia mente la prossima visita. Setaccio i miei impegni sul calendario dello smartphone… Sono  fortunata, non dovrò aspettare molto! Dopodiché la mia mente vaga e lo sguardo si perde oltre il vetro del finestrino, nel traffico. 
Görüşürüz Istanbul (arrivederci in turco)!
Figura 5 Istambul vista dall'alto della Torre di Galata (in turco Galata Kulezi)




©Silvia Calvi

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