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GLI OCCHI DI UN’ITALIANA SU ISTANBUL

Atterro all’ Aeroporto di Sabiha Gokçen  alle 10.20 dell’11 novembre 2017. Sarei dovuta arrivare alle 10.00, ma il mio aereo ha tardato di circa 20 minuti. In piedi in mezzo a decine di altre persone nella sala d’aspetto si fa notare un ragazzo sui 20 anni, alto, moro e dalla corporatura robusta: è  Ozan Karagöz , amico e guida per il tour di Istanbul, organizzato nel breve weekend che si sta già consumando mentre mi avvicino a lui.  In sole due mezze giornate Ozan promette un tour completo della megalopoli, condito con interessanti storie e aneddoti sulla città e animato dalla scoperta di tradizioni locali e luoghi emblematici. Continua proponendo di vivere due continenti in uno (giocando sul fatto che la città è divisa in due parti), di varcare confini e di navigare acque, di prendere una metropolitana subacquea e in fine di partecipare a una maratona internazionale… In breve, pare promette l’impossibile. Racconta di sé, dei suoi studi di ingegneria, spiega in cosa consist

TRE DONNE DI LECCO ALLA MARATONA DI ISTANBUL

Calpesteranno le strade di Istanbul le tre Wir lecchesi Elena Montanelli, Margherita Sgobbi e Silvia Calvi . Le prime due fanno parte dell’associazione podistica da più di un anno, mentre l’ultima solamente da pochi mesi, ma fra loro c’è stato subito feeling, frutto del clima propizio instaurato nel gruppo di Lecco, sempre più affiatato e i cui membri hanno all’attivo parecchie maratone corse in Italia e all’estero. Svolteranno i suoi vicoli, attraverseranno i suoi quartieri, saliranno su uno dei suoi colossali ponti e da esso si affacceranno sul Bosforo, ammirandolo in tutto il suo splendore. Istanbul la conosceranno correndo: la guarderanno negli occhi percorrendo la spina dorsale che collega le sue membra asiatiche da quelle europee. Questa città è più poetico immaginarla con sembianze femminili: un’affascinante e misteriosa dama velata che attende il visitatore per mostrare ad esso la metamorfosi dell’imponente civiltà ottomana. Le contraddizioni che hanno segnato questa
SCONOSCIUTI AL CITOFONO, I TIMORI DI CHI È SOLO E LE DRITTE DEI CARABINIERI Lunedì 31 dicembre alle 19:00  il campanello di un’abitazione sita nel rione di  Castello a   Lecco  suona continuamente per circa mezz’ora o forse più, rompendo il silenzio della via momentaneamente spopolata. L’inquilina è una  ragazza sola  che non aspetta visite. Complice la mancanza di un videocitofono, la paura prende il sopravvento e la giovane preferisce non rispondere sin dalla prima citofonata. L’accaduto apre l’inevitabile questione sulla  condotta da assumere  in questi casi: è opportuno rendersi reperibili quando ci si sente in pericolo? Quanto è conveniente per una  ragazza  farsi scoprire  sola in casa , in particolare  nei dì festivi ? La nota formula  “non aprire a sconosciuti, veri o presunti, quando si è in casa da soli”  non è solo una regola che parenti e genitori inculcano ai loro pargoli, bensì anche uno dei preziosi consigli in materia di protezione della casa divulgat